Sud

Sud, di Angela Matera. Vi aspettiamo in Galleria Boragno

Vi aspettiamo in Galleria Boragno per un viaggio straordinario. Colori, emozioni, sapori e affetti si alternano in luoghi e anni diversi.
Angela racconta una vacanza in Tunisia e accompagna il lettore in un itinerario ancora più profondo e affascinante.
La delicatezza del suo carattere coglie l’anima delle persone incontrate, la potenza delle parole insieme alla sua visione, genuina e sincera, dipinge quadri di grande potere evocativo. Dalle pagine sembrano fuoriuscire sapori, profumi e raggi di luce.

“La felicità è fatta di niente,
e il niente scivola dalle dita
come la sabbia fine del deserto.”

Sud è una parola ampia perché va al di là della semplice indicazione geografica, è uno stato latente dell’anima. Il libro è l'enfasi spontanea di ogni sensibilità umana e sociale. Si articola intorno all'idea di stare bene, capire il mondo e le persone attraverso aspetti impropriamente trascurati.

“Chiederò di aggiungere alle verdure tunisine il finocchietto che avrò portato in borsa. Sarà come unire due civiltà, due popoli; sarà come unire due religioni, troppo spesso in lotta fra loro, pur avendo un solo, anzi lo stesso Dio.”

Domenica 14 Novembre alle ore 17.00 presso la Galleria Boragno a Busto Arsizio.
Michele Mancino, Carmelo Corrado Occhipinti dialogheranno con l'autrice Angela Matera e col pubblico che riceverà un piccolo omaggio lucano.

Nell’attesa di incontrarvi vi lasciamo un’ultima deliziosa citazione:

“In verità, come diceva il linguista Tullio De Mauro, viverci in un posto fino a vent’anni, come è successo a me, è tutta un’altra cosa! I primi vent’anni sono quelli che, nel bene o nel male, ti segnano per sempre. Loro, i miei figli, non sanno niente di quando i papaveri spuntano prepotenti e allagano di rosso il campo giallo! Io invece lo so. Lo sboccio di un papavero avviene spesso in un lampo, al sorgere del sole. La corolla, fitta di piegoline sottili, in un batter d’occhio si apre; intanto l’occhietto nero, in mezzo, punta il cielo.
Quando i papaveri si aprivano, gettavano in aria semi invisibili. Mi sembrava vedervi un mondo nascosto che veniva alla luce. Vedevo come una nuvola salire verso il castagno, il pero, il caco, entrare nella luce bianca del sole, poi alzarsi ancora in uno sciame di moscerini, fino all’azzurro limpido. Ricordo che gli occhi verdi di mia sorella brillavano di stupore e di felicità. Io stessa, per cogliere tanta bellezza, mi toglievo il cappellino e l’appendevo a una pietra sporgente o l’attaccavo a un ramo di ulivo. Poi immancabilmente lo dimenticavo.”